Premessa
L’immagine della città è proprietà di tutti, e di tutti è il diritto di avere una città più bella ed in armonia con l’ambiente, che sia ambiente del costruito o che sia ambiente della natura.
Di conseguenza ognuno di noi deve avere cura di questa immagine che testimonia la vita e le opere di chi ci ha preceduto, come siamo noi che viviamo il presente e come ci giudicheranno coloro che nel futuro vedranno cosa abbiamo lasciato loro in eredità.
Non solo le parti pubbliche della città (strade, marciapiedi, edifici, giardini, fontane, monumenti …) vanno salvaguardate, mantenute, curate e protette dall’incuria degli uomini e dall’’azione del tempo, ma anche quella parti di città fatte di edifici e attività private devono essere salvaguardate, mantenute, curate e protette poiché insieme alla parte pubblica formano l’immagine della città nella sua complesso.
Per realizzare tale obiettivo una parte delle risorse pubbliche devono essere investite per valorizzare l’immagine pubblica della città mentre per le parti private dovranno essere stabilite delle regole di decoro, che indirizzino le risorse disponibili nel momento in cui si presentano occasioni di trasformazione, rinnovo, manutenzione, restauro o ristrutturazione degli immobili, ovvero essere generati degli incentivi economici o di altra natura che stimolino delle azioni virtuose da parte del privato a favore dell’immagine pubblica della sua proprietà.
L’immagine Pubblica
La città prende vita nello spazio aperto, immersa nell’atmosfera del giorno e della notte nel corso delle stagioni (sole, pioggia, vento, nebbia neve …), percorsa e attraversata dalle persone e dai mezzi che ognuno di noi utilizza ogni giorno; tutto ciò rende il paesaggio urbano dinamico, mobile e mai uguale a se stesso, in continuo mutamento di fronte ai nostri occhi, al nostro stato d’animo ed al nostro percepire la realtà che ci circonda.
Pianificare lo spazio urbano, prendersi cura della sua immagine (compito ed attenzione della Pubblica Amministrazione), risulta quindi una missione più complessa di una semplice ed ingenua collocazione di complementi di arredo.
La cura dell’immagine della città deve partire dagli edifici pubblici, dal rinnovo o manutenzione delle componenti usurabili, avere attenzione degli elementi funzionali e di sicurezza a servizio dei cittadini, impedire il degrado nel tempo dei fabbricati mantenendoli vivi, utilizzati ed utilizzabili per varie attività pubbliche o private (affitto), garantendone così la salvaguardia fisica ed estetica.
Tale azione deve svilupparsi avendo cura della qualità degli interventi, cogliendo occasione per un progressivo riordino e restauro delle parti ammalorate, per una correzione delle disfunzioni e degli elementi che generano disturbo nella scena urbana avendo sempre presente il rispetto della Storia e della Cultura dei luoghi.
In sintesi si potrebbe estremizzare affermando che per un fabbricato la salute fisica e la sua immagine vengono sempre prima della sua funzione ovvero che una funzione si sviluppa meglio in un edificio ben mantenuto e dall’aspetto decoroso.
L’immagine Privata
Erroneamente crediamo che ciò che è privato, nostro, sia in assoluto di nostra proprietà e spesso ci rammarichiamo, ci arrabbiamo, di fronte a Leggi e Regolamenti che di fatto limitano o proibiscono il desiderio di trasformare o modificare la proprietà privata.
Accade quindi che ci dimentichiamo che ciò che possediamo, compresa la nostra figura umana, ha una sua valenza estetica e che quando ogni cosa, così come la nostra persona, si prospetta o si presenta sulla scena urbana, con questa entra in relazione armonica o conflittuale.
Ma se da un lato tutto ciò che è “mobile” può di buon grado essere diverso per forma, dimensione, materiale o colore, tutto ciò che vediamo e percepiamo come “immobile”, sia esso “fisso” in modo permanente o “temporaneo”, deve essere necessariamente confrontato con le altre parti fisse della città : in poche parole la parte Privata della Città (di alcuni) deve confrontarsi con la parte Pubblica (di tutti) per divenire con la sua immagine bene comune di ognuno di noi e quindi necessariamente soggetta a comuni codici di comportamento (valori condivisi) sui quali la comunità si deve prima confrontare e poi incontrare.
Se non possediamo gli elementi di giudizio, e non conosciamo il vocabolario ed il linguaggio del paesaggio urbano, la morfologia e la sintassi dell’ambiente costruito, l’Amministrazione Pubblica deve venirci incontro, con lo stesso atteggiamento educativo di un bravo genitore, tracciando chiari principi Etici di Comportamento (Senso Civico) sulla base dei quali tracciare le conseguenti Regole, mirate a creare un’immagine nel complesso Armonica, che unisca l’azione virtuosa del Privato con quella virtuosa del Pubblico, nella reciproca consapevolezza ed accettazione dei suddetti Principi.
Principi e Regole per la Cura e la Salvaguardia del Paesaggio Urbano
Al di là ed al di sopra di ogni visione politica, religiosa, economica e strategica legata al potere, qui si parla di Arte e di Bellezza, di Storia e di Cultura, affinché prevalga l’armonia sul caos, il rispetto delle regole sull’aggiramento delle stesse (persone oneste contrapposte alle persone furbe).
La Città antica
Per quella parte di Città o di Frazione o di Borgo periferico ove prevalgono le preesistenze della Città antica, per la presenza di reperti archeologici e manufatti architettonici di epoche passate, tutti i Piani Regolatori hanno, sia pure in modo differente, tenuto conto (fatto salvo eventi drammatici o eccezionali accaduti e che potranno sempre accadere in futuro) del recupero e della salvaguardia della memoria architettonica e urbanistica della nostra Città; è ciò è accaduto non solo per la parte visibile dei fabbricati ma anche per la parte strutturale verticale e orizzontale dei fabbricati, identificando specifiche tipologie strutturali e compositive, caratteristiche delle varie zone della città e del nostro territorio comunale (“Prontuario” del Restauro-Indicazioni per gli interventi di restauro edilizio nel Centro Storico di Pesaro, in “Progetti e ricerche della città di Pesaro”, n.7, Pesaro, 1980 a cura dell’architetto Francesco Doglioni).
Oggi occorre fare un passo avanti ed entrare nel particolare e nel dettaglio, avendo cura dei seguenti obiettivi ed applicando le conseguenti regole di attuazione per il controllo attento nella cura, correzione, salvaguardia o rinnovo:
- Degli elementi di facciata che determinano il linguaggio architettonico delle facciate sia per gli elementi compositivi fissi (zoccolature, basamenti, lesene, cornici, soglie, marcapiano cornicioni, timpani …) che mobili (portoni, finestre, portefinestre, vetrine, pluviali, grondaie …) che accessorie (targhe, insegne, luci, campanelli …);
- Del colore e dei materiali di tutti i suddetti elementi compositivi;
- Della manutenzione nel corso del tempo dello stato fisico e di “salute” di tali elementi specie per le parti più soggette ad usura o sollecitazione all’azione degli agenti atmosferici;
In ragione di ciò il recupero della “Regola d’Arte” e della funzione di giudizio di una Commissione di Pubblico Ornato non potranno essere giudicate anacronistiche, essendo venuti a mancare (persi o dimenticati) gli Elementi di Giudizio alla base di una corretta valutazione sull’impatto che qualsivoglia intervento nell’ambiente costruito porta con se rispetto all’ambiente che lo circonda (urbano o naturale).
Allo stesso tempo si dovrebbe a mio avviso trovare un giusto equilibrio tra la Cultura del Restauro e del Recupero e le attuali esigenze di trasformazione urbanistica ed architettonica che tendono, giustamente, a logiche e tematiche che un tempo non erano presenti quali : il risparmio energetico con l’introduzione del fotovoltaico e del solare termico, le prestazioni funzionali degli spazi interni con l’introduzione della domotica e dei collegamenti digitali, il superamento delle barrire architettoniche e la totale fruibilità degli spazi interni ed esterni da parte di persone diversamente abili e tutte le problematiche connesse alla costruzione, restauro e ristrutturazione in Zona Sismica.
Ciò significa salvaguardare ciò che più conta per la nostra memoria storica, sociale e culturale ma, senza snaturare la conformazione di un manufatto edilizio, consentire di introdurre il più ampio quadro di trasformazioni possibili (funzionali e qualitative) per consentire un modello abitativo adatto alle esigenze della nostra epoca, trovando soluzioni che possano mediare antico e moderno senza sovrapposizioni o occultamenti.
Valorizzare la Storia e la Memoria senza demonizzare la nostra Contemporaneità ma piegando quest’ultima al rispetto della prima attraverso l’uso di soluzioni tecnologicamente avanzate, anche tramite lo strumento della deroga alle Leggi vigenti o attraverso Leggi che, per giustificate motivazioni di forte impatto Funzionale o Qualitativo, possano consentire le opportune deroghe e quindi innovative trasformazioni utili alla vita delle persone.
La Città Contemporanea
Lo sviluppo urbano al di fuori del Centro Storico ha avuto come punto di riferimento, in alcuni casi, le Frazioni ed attorno ad esse si è sviluppata l’espansione dei centri abitati esistenti, in altri casi intere zone agricole sono state assoggettate ad una intensa campagna edificatoria trasformando di fatto quelle zone in vere e proprie parti di città.
Il risultato dal punto di vista quantitativo ha senza dubbio dato una risposta adeguata rispetto ai fenomeni di afflusso dalla campagna alla città; non sempre però ha generato modelli urbani o architettonici di qualità, offrendoci oggi un paesaggio in alcuni casi caotico, dove ad edifici alti si alternano edifici bassi e dove le strade si sviluppano su traiettorie tortuose, invase di auto parcheggiate e non collocate nelle loro autorimesse, a loro volta queste adibite a “tavernette” a servizio della casa.
Personalmente credo che il ritardo dei modelli e delle teorie urbanistiche giunte a Pesaro ed il lungo periodo della loro attuazione abbiano di fatto reso alcune pianificazioni già obsolete il giorno della loro entrata in funzione con le dovute eccezioni, una tra tutte “il Villaggio degli Edili” in Via Nanterre.
Oggi le tematiche della Bio-Architettura e del Risparmio Energetico e del Costruire Edifici ad Energia quasi Zero (ENZEB) spesso (non sempre) prevalgono sullo stile architettonico (omologazione del linguaggio espressivo), poiché ritenute funzioni imprescindibili avanti ad ogni altro aspetto estetico del fabbricato, per l’esigenza sentita di dare una svolta al settore delle costruzioni rimasto fermo troppo tempo su di una tradizione costruttiva basata su eccessi e sprechi che non possiamo più permetterci.
Nonostante la buona volontà se chiedessimo ad un bambino di descrivere la nostra città a parole o con un disegno ci accorgeremmo di quanti e quali siano i punti critici, le parti mancanti di un puzzle che nella realtà dovrebbe essere composto in modo chiaro ed ordinato.
Occorre cercare di ricucire i nodi della maglia strappata tra la Città Antica e le Aree di espansione di nuova edificazione, nodi che appaiono evidenti guardando la città dall’alto, ricucitura che passa per l’utilizzo di aree verdi, percorsi pedonali e ciclabili, riprogettazione della viabilità pedonale e veicolare a tutti i livelli, problema dei parcheggi e creazione di parcheggi di scambio del mezzo di trasporto per alleggerire il carico su parti della città (Centro Storico e Zona Mare) non più in grado di assorbire il carico del traffico.
Certo è che la nostra città, attraversata dalla Ferrovia e dalla Statale Adriatica, bloccata tra due colline e posta di fronte al mare, pur nella spettacolarità della natura del luogo, non ha mai avuto vita facile in termini di sviluppo urbano, per gli ostacoli fisici da un lato (strada e ferrovia) e per gli elementi di Valore Paesaggistico dall’altro (mare e colline).
L’occasione perduta di ricollocare l’asse autostradale e ferroviario ha di fatto annullato utopie e speranze coltivate da anni nel cuore di tutti e insufficientemente consolate dalle ciclabili e pedonali che costeggiano la ferrovia e la strada statale tra Pesaro e Fano o che costeggiano il Fiume da un lato e gli edifici dalle coperture in Eternit e la Fox Petroli dall’altro.
Speranze e Utopie
Spero che ci possa essere un futuro, non tanto lontano, in cui le occasioni di confronto tra le idee e le visioni che ognuno di noi porta con sé, possano trovare uno spazio, libero e aperto, senza pregiudizi, dove ci si possa incontrate per esprimere il nostro pensiero senza paura di essere giudicati o accusati di giudicare.
Mi piacerebbe che non fosse giudicata male o negativa la mia personale visione della realtà per essere attento al particolare ed al dettaglio tecnico : come il credere che l’occultamento di un elemento architettonico con un’insegna pubblicitaria sia una cosa sbagliata; che un modello di lampione o panchina non sia adatto né per forma né per funzione a qual luogo; che delle sfere di cemento non siano arredo urbano così come non lo sono alcuni addobbi, più o meno permanenti, o luminarie, più o meno permanenti, agganciate in modo precario con corde e fili ad elementi compositivi delle facciate o pali della luce; che un colore di un fabbricato possa essere sbagliato o non adatto a quella architettura; che al di là della scelta fatta (condivisibile o meno), la collocazione di una torre di metallo in asse perfetto con una scultura non sia la migliore scelta di impatto ambientale.
Quando passo, a piedi o in bicicletta, per la mia città guardo in ogni direzione e penso : vedo che molte cose sono state fatte, e questo è segno di buona volontà, ma vedo che molte sono state fatte forse con troppa fretta, con poca attenzione e senza una visione e consapevolezza della dinamica della realtà, non riuscendo a comprendere che un progetto, bello e disegnato bene, non sempre genera una realtà altrettanto bella e funzionale.
Per fare comprendere in sintesi questo mio concetto concludo con un esempio : posare le proprie terga, per una sosta, su di una panchina la cui seduta è costituita da assi di legno o altro materiale che possiede un certo grado di elasticità e soprattutto è in grado di restituire il calore del nostro corpo è molto diverso che posare le stesse terga su di un piano in pietra o lito-cementizio per nulla elastico e che di fatto assorbe e disperde il calore del nostro corpo : nel primo caso la seduta sarà comoda e la sosta più confortevole e lunga, nel secondo caso la seduta sarà breve e scomoda.
Ci sono sedute costituite da materiali che in estate, sotto il sole, diventano roventi ed in inverno freddissime e che di conseguenza non invitano la sosta; se poi aggiungiamo la presenza o l’assenza di uno schienale potete immaginare da soli quale differenza c’è tra le panchine lungo Viale della Repubblica e le panchine Restyling dei Leoni in Piazzale della Libertà : il disegno della città ed il suo arredo devono tenere conto del dettaglio, dell’immagine e della qualità del manufatto e non solo della sua funzione.
Marcello Franca_architetto